Con la firma dell’ipotesi di CCNQ per la definizione dei comparti di contrattazione e delle relative aree per il triennio 2016-2018 sono state individuate le nuove regole per la creazione dei nuovi comparti ed aree di contrattazione nel pubblico impiego. Si completa, con questa intesa, la messa a punto del quadro di riferimento entro cui svolgere le trattative per i contratti del lavoro pubblico, fermi da ormai troppo tempo e al cui rinnovo chiediamo che si proceda immediatamente. Ora il Governo, non avendo più l’alibi delle nuove regole da definire, avvii le trattative e si impegni a rendere disponibili le risorse necessarie per rinnovi contrattuali che non possono certo rimanere costretti da quanto consentono gli stanziamenti irrisori previsti nella legge di stabilità. Solo dotandoli di adeguate risorse i contratti possono diventare anche strumento fondamentale di sostegno ai processi di innovazione in ogni settore delle pubbliche amministrazioni e del lavoro pubblico.
Audizione sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive ai decreti legislativi 28 gennaio 2014, n. 7 e n. 8 (atto n. 277).
Contratti Pa, altre azioni legali? Meglio aprire il tavolo con il Governo. Perché i ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu)?
La sentenza della Corte costituzionale (178/2015) che ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti pubblici ha segnato un punto decisivo a favore dei nostri diritti e ha sollevato le giuste attese nostre e dei nostri colleghi. Attese e diritti che, a partire da quello al rinnovo dei Ccnl, vanno ora fatte valere al tavolo negoziale.
Nuovi ricorsi legali come quelli presentati da alcune organizzazioni – e in particolare quelli rivolti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) - rischiano infatti di sviare l’attenzione dalla vera priorità: aprire subito il confronto sui rinnovi con il Governo.
Vediamo perché.
La sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del blocco, ma solo a far data dalla pubblicazione della sentenza (luglio 2015): non obbliga a versare gli arretrati, ma solo a sbloccare gli scatti, ed impone alla parte pubblica di tornare al tavolo delle trattative con i sindacati.
Il Tribunale di Reggio Emilia, a febbraio 2016, ha dichiarato l’illegittimità dei mancati rinnovi dopo il 30 luglio 2015 (cioè per il periodo successivo alla sentenza della Consulta), ma ha escluso qualsiasi effetto risarcitorio (cioè il danno da “mancata negoziazione” che si vorrebbe riconosciuto dalla Cedu), condannando l’amministrazione inadempiente al solo pagamento delle spese legali.